domenica 14 novembre 2010

Furbizia tricolore

Le vicende politiche e istituzionali del nostro Paese ci regalano un teatrino sempre più deprimente. Storie e storielle. Un paese intero che si ritrova a disquisire tra plastici e pettegolezzi. Dei problemi veri, contingenti, urgenti non se ne parla. Meglio approfondire e cercare di capire chi è Ruby, la sua storia e se ha avuto storie di sesso col nostro Presidente del Consiglio. Dal bar al circolo, dai luoghi di lavoro ai campi sportivi tutti, prima o poi, si trovano a dire la propria su B. Qualcuno pensa che è stato capace di cambiare l'Italia, in tanti lo indicano come il colpevole ma, a mio avviso, il punto non verte sulle presunte colpe del vecchio. Lui ha usato la sua intelligenza per cavalcare i valori che nessuno confessa ma che molti applicano nella loro vita, dalla famiglia al mondo del lavoro. Nella nostra cultura uno dei grandi problemi è che qualsiasi cosa accada, qualsiasi problematica venga affrontata, la prima domanda è: “Di chi è la colpa?”. E chi se ne frega di chi è la colpa. Il punto non è quello. La colpa serve per definire un “senso di” e per aprire sterili quanto inutili dibattiti che tanto appassionano la morbosa curiosità e irrefrenabile istanza di giudizio di cose altrui. Diverso sarebbe chiedersi di chi è la “responsabilità”, termine a noi quasi sconosciuto, a partire dall’educazione dei figli che in età matura hanno sempre una mamma che li protegge. La responsabilità a differenza della colpa richiede che qualcuno risponda delle proprie azioni in prima persona a differenza della colpa che richiede un’espiazione. Ecco perché la responsabilità risulta assai indigesta. Perché semplicemente non ammette, a differenza della colpa, giustificazioni, scappatoie e recite teatrali. Purtroppo i responsabili della cosa pubblica e tanti liberi e privati cittadini sono attori e abbracciano con tutto il cuore un valore che solo nel nostro Paese è largamente condiviso: la furbizia. Non solo nel gioco e nello scherzo ma nell’impalcatura delle responsabilità istituzionali. Fregare qualcuno non è giusto né bello, ma se questo viene fatto con furbizia la disapprovazione formale viene accompagnata da un sorriso che plaude e al gesto e all'abilità del furbo. E' un concetto semplice profondamente radicato nei nostri usi e costumi. Il nostro presidente del consiglio e tantissime figure che rivestono ruoli importanti nelle nostre istituzioni incarnano alla perfezione questo modo di essere. Purtroppo è uno dei tratti caratterizzanti l'italianità che tanto fa sorridere chi non vive in Italia.

giovedì 28 ottobre 2010

Radicondoli

Ero stato tante volte a Radicondoli. O meglio, ero passato tante volte, sempre in bici sulla bellissima rotta Castagneto Carducci - Siena: 107 km di Toscana pura.
Questa volta ci sono andato per un articolo per Itinerari e Luoghi. Luogo imperdibile per chi vuole conoscere la Toscana più autentica. Il tema è la "lontananza". Il primo distributore di benzina è a 12 km. Per andare dal ferramenta o dal meccanico bisogna arrivare a Colle Val d'Elsa (25 km). E questa lontananza ha segnato, nel bene e nel male, il volto di Radicondoli. Talvolta impegnativa per chi ci vive, bellissima per chi la scopre in viaggio. E' una terra calda che sbuffa vapori e si nutre di energia geotermica. Il calore della terra riscalda le serre dove si produce basilico in quantità industriale. A Radicondoli la colazione si fa al circolo ACLI e al Caffè Nazionale, la pizza si mangia alla Pergola. Per dormire in agriturismo La Fonte di Mauro e Emanuela è un'azienda familiare e accogliente (ottimo l'olio). Oppure si può andare da Giovanni e Giovanna al Podere Paugnano dove, insieme a 350 pecore, producono un leggendario pecorino. Per chi ama la pace, la tranquillità e una vista "totale" sui colli toscani, Il Bel Canto di Alessandra e Horst è un angolo di paradiso.
Per mangiare bene e spendere poco, il luogo comune più diffuso quanto raro, si va da Bernardino in località La Fornace. Non c'è neanche l'indicazione del ristorante ma nessuno rimane deluso. Gli amanti dell'arte luminosa scopriranno Ammos, il laboratorio di Ale e Viviana dove nascono splendide lampade.
Buon viaggio a Radicondoli, nel cuore della Toscana vera, dove non
si vendono souvenir e "prodotti tipici".

domenica 3 ottobre 2010

Ciclomundi a Siena


Dal 24 al 26 settembre Siena ha ospitato Ciclomundi, il Festival dei viaggiatori a pedali, forse l'unica manifestazione in cui la bicicletta diventa un fenomeno culturale. Ciclomundi è l'incontro di tante strade personali, un momento di forte condivisione che offre straordinari spunti di riflessione. Come racconta Anna Betti, assessore provinciale al turismo, "Abbiamo assistito ad una città invasa da un popolo colorito e sorridente di viaggiatori a due ruote provenienti da tutta Italia che hanno partecipato a dibattiti, tavole rotonde, spettacoli, escursioni a pedali e tanto altro ancora. Ciclomundi a Siena ha portato il profumo di terre lontane conquistate con lentezza e fatica da grandi ciclonauti come Claude Marthaler, lo svizzero che vanta al suo attivo due giri del mondo in bicicletta, o come Luis Marquina, lo spagnolo fondatore del Festival gemello “El mundo en bicicleta” di Burgos; ha fatto conoscere a migliaia di cicloturisti italiani le Terre di Siena, un paesaggio unico che regala mille possibilità per le due ruote; ha permesso di far incontrare la domanda e l’offerta del turismo in bicicletta grazie a tavole rotonde che hanno visto partecipare enti del turismo, tour operator e esperti a livello internazionale; ha fatto riflettere con dibattiti come “La bicicletta in tempo di crisi” che ha visto l’economista Tito Boeri dialogare con Chris Carlsson da San Francisco, guru del movimento internazionale Critical Mass, sul ruolo della bici per salvare l’economia, o sul valore della lentezza trasmesso dai camminatori-scrittori Enrico Brizzi e Wu Ming 2; ha fatto sorridere ed emozionare con il racconto, dalla voce nostalgica e vibrante di Bruno Pizzul, di aneddoti mirabolanti e curiosi del ciclismo eroico insieme agli aneddoti raccontati da Marco Pastonesi; ha divertito e appassionato con spettacoli di qualità come il reading di Giuseppe Cederna con le musiche dal vivo dei Têtes de Bois ispirato a “La mia prima bicicletta”, o come l’incontro di apertura dedicato ai primi pionieri a pedali dell’Ottocento; ha fatto incontrare viaggiatori a pedali che si sono scambiati consigli, suggestioni, idee per partenze future; ha consentito a una folla numerosa e interessata di conoscere realtà, associazioni, agenzie viaggi, riviste e aziende che operano nel settore del turismo a pedali in Europa grazie a un’area espositiva articolata".

martedì 3 agosto 2010

Le Frecce e il Tricolore


Il 24 luglio il lungomare di Castagneto Carducci era affollatissimo. Tutti - tranne pochi - a piedi e in bici per assistere allo spettacolo delle Frecce Tricolori. Evoluzioni e acrobazie nello spazio di un cielo infuocato d'estate. Nasi all'insù e occhi rapiti dalla magia del volo. La spiaggia diventa palcoscenico naturale di un evento che per un paio d'ore ha il potere di monopolizzare l'attenzione, un po' come accade allo stadio quando decine di migliaia di persone seguono le traiettorie di un pallone preso a calci. Giocare con aerei nel cielo non è proprio come giocare a scopone scientifico e l'abilità dei piloti emoziona e catalizza gli sguardi. Su questo non ci sono dubbi.
Quello che avviene in cielo racconta qualcosa di straordinario. Se lo sguardo si abbassa sotto la linea dell'orizzonte osserva cià che accade in terra. Corpi sudati e appesantiti sono l'esatta antitesi del volo. Raccontano la staticità di un popolo videodipendente che scopre il movimento solo in palestra. Tra tanti corpi invasi dall'adipe spiccano di tanto in tanto corpi costruiti in palestra, curati, usati per apparire. Corpi normali pochi. Già perché la normalità intesa come equilibrio, come sobrietà, come essere senza ostentare e apparire è un bene raro. Macchinette digitali e teleobiettivi trasformano in pixel le frecce tricolori. Alberto, dodici anni, aspetta il momento giusto perchè fotografa con una reflex analogica, dunque con pellicola (36 foto a rullino, non centinaia di scatti su un supporto digitale). Un nostalgico ultraquarantenne si fa spazio tra la folla con bandana e pantaloni mimetici, quelli che forse indossa quando gioca alla guerra con gli amici.
Alessandro, con me sulla spiaggia, dice che l'umanità, questa umanità, è diversa da poco tempo fa. Questo sarebbe l'anno di un gran cambiamento, sicuramente irreversibile. Forse ha ragione.
Questo percepisco sulla spiaggia attraverso lo sguardo.
L'udito regala qualcosa di indigesto. Una voce, con l'aiuto di altoparlanti da sagra della frittella, si fa spazio tra risacca, voci, urla e rombi d'aereo. Cerca di illustrare i numeri della pattuglia acrobatica. Indica i momenti adatti per scattare foto ricordo. Poi lascia spazio alle note dell'inno di Mameli e poi quelle di "Apocalisse Mò" (Apocalipse Now, ndr). E in quel momento l'emozione sale, sventolano i tricolori e i fazzoletti. Qualcuno si commuove. Per davvero.
E' in questo preciso momento che vedo la forza delle masse e la vulnerabilità dell'individuo. La massa, mano sul petto e groppo in gola è l'Italia, si sente italiana, si respira incenso patriottico. Gli individui sono quelli che dopo essersi commossi davanti alle frecce e al tricolore, tornano ad abbracciare i valori di una grigia quotidianità i cui simboli, le cui facce sono noti a tutti noi. Davanti al tricolore parte l'applauso generale. Contemporaneamente Alessandro si domanda: "Quanti di questi che applaudono pagheranno le tasse?"

E mentre la pattuglia fa i suoi numeri guardo gli aerei e penso che non sono costruiti per fare spettacoli ma per fare la guerra. Sono costruiti per uccidere. Sono la spettacolarizzazione della cosa più orrenda che sa fare l'uomo. Ma strappano applausi, evocano miti eroici tanto grandi quanto piccolo è il "superuomo".

Il ritorno a casa vede la massa tornare a piedi e in bicicletta perché, per un pomeriggio, Marina di Castagneto ha vissuto il sogno della pedonalizzazione. Fantastico: bambini, famiglie e villeggianti tutti a spasso. Tranne il nostro sindaco e le autorità che, in occasione di grandi e meno grandi eventi, utilizzano eleganti auto blu. Il sogno, come tutti d'altra parte, è breve. Ben presto il flusso delle auto invade le strade scontrandosi con tempi, spazi e movimenti di chi va a piedi e in bicicletta. Convivenza impossibile. Ne fa le spese un signore a piedi scalzi che si vede schiacciare il piede dalla ruota di un automobilista insofferente. Totò, con garbo avrebbe apostrofato il malcapitato "scalzo" accusandolo di avere messo il piede sotto la ruota. Ma il principe Antonio de Curtis non c'era e allora... Urla e bestemmie.
Andrea con moglie e bimbi pedala verso Donoratico. Tutta la famiglia è equipaggiata con casco. Mi avvicino e sottovoce gli dico: "Occhio, siete (siamo) fra i pochissimi a indossare il casco, una rarità... ci faranno la multa?".
Pedalo lentamente nel flusso infastidito da automobili e SUV che "chiedono" spazio e penso a tutte quelle persone che hanno paura di chiudere i centri abitati alle auto. O che forse divulgano la paura delle "inutili pedonalizzazioni".

A un certo punto è un'ambulanza a chiedere insistentemente strada. Passa con difficoltà aprendosi un varco nella folla. Immediatamente, con prontezza, prima una, poi due auto si accodano all'ambulanza sfruttando la scia dell'emergenza per andare più forte degli altri. Al volante gli stessi che pochi minuti prima si commuovevano all'inno di Mameli e applaudivano al tricolore.

martedì 13 luglio 2010

Ombra della Sera

Naviga sulle onde di terra della Val di Cecina, aggrappata alle fragilie franose balze. Volterra è scolpita come un'icona dell'impermanenza. Forte e fragile, proprio come le umane storie. Si racconta con le mani di artisti e artigiani che riempiono il vuoto con forme di alabastro, pietra chiara, morbida e lucente. Volterra è un luogo antico che si dilata nel tempo. Lo spirito di questo luogo trova la sua sintesi nell'Ombra della Sera, scultura bronzea di circa 57 cm, capolavoro moderno realizzato circa 2300 anni fa da un artista etrusco cha ha dato sostanza all'ombra di una figura umana all'ora del tramonto. Fra 2300 anni sarà ancora un'opera rivoluzionaria nella sua semplicità, nel suo silenzio che si allunga tra l'alba e il crepuscolo di un giorno senza fine.
Il lavoro su Volterra sarà pubblicato nel mese di settembre su Itinerari e Luoghi.

lunedì 12 luglio 2010

News in pillole


"Che calore...che calore comm' coce 'o sole cantava Pino Daniele" e di questi tempi FA CALDO, notizia fondamentale che merita l'apertura di tutti i TG Nazionali. Tutto regolare fino all'autunno quando ci "informeranno" che PIOVERA' MOLTO. A dicembre invece FARA' FREDDO. Ecco anticipate le principali notizie per i prossimi mesi.

Quanto al mio lavoro gli ultimi shooting fotografici per relativi articoli sono avvenuti tra Volterra, Città di Castello e la Stiria (Austria). Luoghi di grande interesse e soprattutto incontri con persone capaci di raccontare il territorio al di là degli stereotipi. I lavori verranno pubblicati su Itinerari e Luoghi.

Merita segalazione il nuovo sito web di Vittorio Sciosia (www.vittoriosciosia.com), very close friend of mine, amazing images builder. Lui è napoletano come me e come me ora vive in Toscana, a Livorno. In questo momento sta lavorando a Ischia.

Infine una nota confortante. Dopo aver pubblicato su questo blog il Domenico Finiguerra Pensiero ho avuto la fortuna di incontrarlo, il 10 luglio, a Donoratico in occasione di un incontro pubblico organizzato dalla Sinistra per Castagneto. Il sindaco di Cassinetta di Lugagnano era in compagnia di Alessio Ciacci, assessore all'Ambiente del comune di Capannori. Che meraviglia ascoltare due politici giovani che non parlano il politichese, che amano il confronto, che rispondono alle domande, che ascoltano le osservazioni, che non hanno la verità in tasca, che sono sinceri, che non si muovono con auto di rappresentanza, che prima di prendere decisioni o attuare programmi incontrano spontaneamente (non obbligati da democrazie partecipate di convenienza) i loro cittadini verso i quali si muovono con la consapevolezza di lavorare al servizio della collettività, non per altro. Domenico ha usato poche parole per spiegare i punti su cui si basa l'amministrazione del suo territorio. Alessio in estrema sintesi ha raccontato come avviene la raccolta differenziata a Capannori.
Ecco alcune riflessioni a caldo:
- Nessuna parola di circostanza, essenzialità, contenuti. Ma soprattutto sobrietà, intelligenza al servizio della gente, semplicità nella comunicazione. In buona sostanza per me che ero ad ascoltare ossigeno, spazio mentale, una ventata fresca nella putrida palude che caratterizza la nostra quotidianità politica.
- Nessun amministratore del mio Comune presente. Non mi sarei aspettato il mio sindaco o i miei assessori al tavolo dei relatori in quanto non formalmente invitati dagli organizzatori ma seduti tra il pubblico, giusto per "ascoltare" ed eventualmente fare domande. Magari interessati a qualcosa di virtuoso che viene fatto altrove che si potrebbe fare tranquillamente anche qui ma che evidentemente si ignora. Ignorare significa essere ignoranti che, a differenza di quanto si pensi non è una brutta parola. Il problema non è essere ignoranti ma decidere di rimanere tali, anche perchè quando accade questo e si parla di qualcosa che riguarda la collettività è molto probabile che si diventi arroganti. In buona sostanza è ignorante chi rimane seduto senza salire sui treni-opportunità che gli passano davanti. Domenico Finiguerra e Alessio Ciacci, o meglio, le loro esperienze, sono treni preziosi ignorati dai miei amministratori. Mi auguro che Chiara, Fulvia, Paolo e la Sinistra per Castagneto continuino a mantenere attiva la linea ferroviaria e creare belle opportunità di conoscenza per le persone che vivono su questo territorio.
- Ho apprezzato Domenico Finiguerra per una provocazione, che poi tanto provocazione non è, rivolta alla Sinistra per Castagneto. Perché chiamarsi ancora sinistra, perché identificarsi ancora nella falce e il martello (aggiungo io)? Perché vestirsi con abiti, marchi e simboli che ti ghettizzano e soffocano le tue potenzialità. Cosa costerebbe coltivare i valori fondanti della Sinistra utilizzando una comunicazione senza incastrarsi in nomi e simboli che soddisfano solo un'esigenza di appartenenza ignorando la propria missione? Domenico l'ha detto chiaramente e semplicemente: "Se mi fossi presentato col simbolo della Sinistra per Cassinetta non sarei qui a parlare con voi". Questo dovrebbe far riflettere. E occhio, riflettere non significa chiudersi sulla rocca degli irriducibili cercando dialogo solo con chi è disposto a venirti incontro. Riflettere in questo caso significa intendersi onestamente sulla priorità di certe cose. E' molto tempo che, quando ne ho la possibilità, lancio idee agli amici della Sinistra per Castagneto sull'opportunità di abbandonare battaglie ideologiche per spingere sull'elaborazione, la comunicazione e la proposizione dei contenuti. Forse è arrivato il momento di staccarsi serenamente dalla forza comunicativa dei simboli e dei marchi e lavorare di più sulle persone e sulla capacità di relazione. Se no tutto rimane molto autoreferenziale e, soprattutto, si pecca di presunzione. E soprattutto si rimane a fare filosofia nel proprio circolo, perdendo sempre e comunque, criticando il resto del mondo e piangendo sul degrado culturale e umano in cui viviamo. Vincere la competizione elettorale è una responsabilità verso i propri elettori.
Uso una metafora per spiegarmi meglio. Per anni, e ahimé tuttora, faccio estrema fatica a presentarmi in giacca e cravatta. Da ragazzo ne avevo fatto una questione di principio, ora, più semplicemente non provo simpatia per l'oggetto cravatta. Se è vero - come è vero - che non è l'abito a fare il monaco perché insistere a vestirsi di Sinistra, rossi, con falce e martello (oppure senza cravatta) anziché coltivare i nostri valori e usare l'intelligenza, come ha fatto Domenico Finiguerra, per abbattere barriere e muri altrimenti insormontabili?
Apertura, intelligenza, voglia di crescere significano essere disposti a cambiare, essere disposti al confronto, anche mettendosi realmente in discussione.
Ancora grazie a Domenico e Alessio per i loro contributi.

sabato 17 aprile 2010

Esiste un'altra Italia

Domenico Finiguerra è uno dei pochi sindaci del nostro Paese che riesce ad amministrare il proprio territorio lontano dall'aridità che caratterizza la classe politica che ci "rappresenta" tenendosi molto, molto lontano dalle logiche di partito e di appartenenza. Affronta le tematiche comuni lavorando sui contenuti senza pensare a gestire il "consenso". "Esiste un'altra Italia" è una sua riflessione su cui vale la pena soffermarsi. Buona lettura.

Con questa lettera mi rivolgo ai 1800 cittadini di Cassinetta di Lugagnano, ai frequentatori del mio sito internet, ai miei contatti sui social network, ai 30 mila aderenti alla Campagna Stop al Consumo di Territorio, ai 420 mila sostenitori dell’Acqua Pubblica, alle migliaia di persone che ho incontrato in incontri pubblici, conferenze e dibattiti, ai miei colleghi, amministratori o politici.

Negli ultimi 8 anni sono state molte le occasioni per scrivere, commentare, riflettere a voce alta.
Ho condiviso con dei fantastici compagni di viaggio, il gruppo “Per Cassinetta”, protagonisti dell’esperienza di rinnovamento del nostro comune, l’orgoglio e l’onore di guidare Cassinetta di Lugagnano, la sua comunità e il suo territorio, nella difesa dell’ambiente, del paesaggio e dei beni comuni, per la terra e per l’acqua.
Ho condiviso la speranza e la volontà di contribuire alla costruzione di un futuro migliore e diverso per i nostri figli.
Insieme alla mia giunta ho sempre manifestato pensieri e idee con la massima sincerità.
Oggi, non posso non fare altrettanto.

Spesso i politici dicono e fanno cose con lo scopo di accattivarsi la simpatia dei cittadini elettori. Prestando molta attenzione a non urtare le sensibilità e le suscettibilità. Evitando scomodi argomenti che potrebbero far perdere qualche voto al loro partito.

Sono stato eletto nel 2002 e riconfermato nel 2007 alla guida di una lista civica. Senza nessun legame con i partiti. Ma la mia storia personale e le mie idee mi collocano nella parte del campo che si contrappone (o sarebbe meglio dire dovrebbe farlo), all’attuale maggioranza di Governo guidata da Silvio Berlusconi e da Umberto Bossi.
Per l’affetto o per il rispetto che devo a tutti i cittadini di Cassineta e a tutti coloro che mi seguono in rete o che mi hanno ascoltato in qualche sala pubblica, cinema o teatro, è per me indispensabile manifestare apertamente il mio pensiero rispetto alla deriva culturale e all’impoverimento civile che sta interessando l’Italia.

Negli ultimi anni, lentamente, giorno dopo giorno, si è diffuso un amaro rancore preventivo nei confronti di chi è straniero, di chi professa altre religioni rispetto a quella cattolica, di chi è diventato nostro vicino di casa. “Andate via, a calci nel c…!”, “L’Italia agli Italiani!”,“Giù la mani dalle nostre donne, dal nostro lavoro, dal nostro crocifisso!”
Quante volte abbiamo udito queste frasi? Alla televisione, alla radio o in comizi elettorali.

Ma nelle ultime settimane l’accelerazione di questo processo e l’affermazione di prassi e comportamenti indegni di un paese che vuole definirsi civile, ha assunto un carattere davvero insopportabile. Ha cominciato a coinvolgere in maniera diretta i bambini. E cosa ancor più grave, per me, ha visto sindaci e assessori agitare spettri e propaganda per far venire ai cittadini la bava del livore alla bocca, sperando di interpretare questi istinti primordiali e alimentare così il proprio consenso.

Un comune in Provincia di Verona ha lasciato a piedi i bambini (figli di stranieri) non in regola con il pagamento dello scuolabus. Così, se le porte del pulmino giallo si aprivano per taluni, per altri si chiudevano. “Tu sali! Tu resti giù!”

In un altro comune in Provincia di Brescia alcuni bambini (sempre figli di stranieri) non in regola con il pagamento della refezione sono stati lasciati a digiuno. Proprio così. Mentre i loro compagni venivano serviti con pastasciutta, bistecca e insalata, questi piccoli esseri umani si sono trovati davanti un semplice pezzo di pane e dell’acqua. Quando un imprenditore, volendo separare le sue responsabilità da quelle del suo sindaco, ha voluto saldare il debito per conto delle famiglie morose, gli sono giunti messaggi indispettiti, raccolte di firme contro la sua donazione. Perché? Perché si era azzardato a guastare il clima di ritorsione collettiva e vendicativa… a sporcarlo con un gesto di buona volontà?

Una vergogna. Una vera e propria vergogna. Ho provato ad immaginare mio figlio, seduto ad un banchetto. L’ho immaginato guardare il suo compagno mangiare ed abbassare lo sguardo, umiliato, senza sapere perché. Ho provato ad immaginarlo con lo zainetto in spalla tornare mestamente e a piedi verso casa. Il capo chino e l’etichetta di diverso sulla giacchettina.

Cari cittadini e cari amici,
di fronte a questi episodi, cartine di tornasole di cosa è diventato il nostro paese, non posso tacere. Non posso non gridare il mio disprezzo umano e politico per chi nell’intento di ottenere voti e approvazione, non riuscendo a far pagare genitori morosi, si inorgoglisce nel prenderne a calci i figli. Si inorgoglisce. Invece di mettere in campo un’azione doverosa di recupero e verifica dell’evasione, cavalca tale occasione per raccogliere i frutti dall’albero dell’insofferenza diffusa.

Io sento il dovere morale di dire e fare la mia parte. Innanzitutto non voltandomi, per opportunismo, dall’altra parte, diventando così complice. Corresponsabile morale di una classe politica di aspiranti gerarchi che cercano visibilità in un regime culturale fondato sulla ripugnanza, sull’egoismo e sulle povertà ideali e materiali. Sospinti da cittadini che hanno smarrito, sono stati spogliati o si sono liberati dei sentimenti di fraternità e pietà.

Sul mio sito si parla molto di temi ambientali. Ma di fronte ai respingimenti in alto mare di donne e bambini in fuga dalla fame e dalla guerra, di fronte ai cadaveri di stranieri ammassati nel deserto libico perché non idonei ad avere un pezzo di carta, di fronte alle scene di razzismo e deportazione cui abbiamo assistito alcuni mesi fa a Rosarno, di fronte a tutto questo, non me la sento di cambiare discorso per parlare di nucleare o risparmio energetico.

Di fronte alle rivoltanti e spregevoli parole di politici che incitano alla caccia al diverso, sia esso musulmano, nero o omosessuale, di fronte a questa deriva barbarica, che sta gettando le basi, e forse ha già costruito, una società della violenza, dell’invidia e dell’iperindividualismo, di fronte agli sguardi di giustificazione (se non addirittura di approvazione) delle parole cariche di retorica razzista, di fronte ai fatti prodotti da un clima che ricorda quello preparatorio dei tempi bui del nazi-fascismo, di fronte a tutto questo, non me la sento di cambiare discorso per parlare di inceneritori o autostrade.

Di fronte al degrado civile e morale del mio paese, l’Italia, che sta mostrando in questi giorni il suo lato peggiore, mi sento in dovere di manifestarvi tutto il mio disagio e la mia indignazione. Affinché tutti voi sappiate da che parte sto. Anche se, e ne sono consapevole, ciò comporterà da parte di alcuni di voi, ma spero di pochi, l’abbandono di sentimenti di simpatia nei miei confronti.

Ma ciò che io vi chiedo non è la simpatia. Osservando insieme a voi gli occhi di un bambino che implora pietà su un gommone o quelli di un uomo abbassato su una pianta di pomodori, ciò che io vi chiedo è la comprensione e la solidarietà, per loro.

Da pochi giorni è passata la Pasqua. La gran maggioranza di voi ha festeggiato la Resurrezione di Gesù. Lo stesso Gesù che se fosse nato oggi, in Italia, magari in una catapecchia della periferia milanese, non sarebbe stato salutato con riunioni di gioia e cori di giubilo, bensì con presidi di protesta e cori razzisti.
Se siete credenti e cristiani e vi recate in chiesa tutte le domeniche, udirete parole che invitano all’amore. Ascoltatele.
Non prestate orecchio a chi, ostentando un fazzoletto verde nel taschino o una spilletta con uno spadone puntato in alto, a pochi metri del sagrato della chiesa, vi indica come unica strada da percorrere quella della paura, dell’odio e dell’intolleranza.

Pensate invece ai vostri figli e alle prossime generazioni. Cercate di non trasmettere sensazioni di lontananza rispetto a chi ha il colore della pelle diversa, a chi prega un dio diverso, a chi viene da un paese diverso. Perché non sarà né bello né piacevole per i vostri figli, vivere in un paese dove ci si guarda con diffidenza o indifferenza. Dove il pregiudizio annega ogni stimolo alla reciproca conoscenza. Dove il benessere individuale viene prima di ogni regola di giustizia sociale e collettiva.

Forse non ho nessun diritto di dirvi tutto questo, e mi scuso se ciò è vissuto da parte vostra come una sorta di predica. Ma io sono un sindaco e, seppur piccolo, sono un rappresentante delle istituzioni ed è bene che i cittadini che rappresento e quelli che si soffermano ad ascoltare ciò che dico e propongo in rete, sappiano quali sono i sentimenti che si agitano nel mio cuore.

Io sto dalla parte delle sorelle e dei fratelli stranieri. Quelli che arrivano disperati in cerca di speranza. Quelli che muoiono di stenti implorando accettazione. Quelli che sono sfruttati senza ritegno da delinquenti e criminali. Quelli che tutti i giorni accompagnano i nostri figli a scuola, quelli che curano i nostri anziani e che cureranno noi tra qualche anno, quelli che lavano i nostri gabinetti, quelli che si sporcano le mani di grasso per noi.

Io sto dalla parte dei bambini che non hanno colpa o peccato e che, pur avendo un genitore che non vuole o magari semplicemente non può pagare la mensa scolastica, hanno comunque diritto, come tutti i bambini del mondo, alla serenità e a vedersi riconosciuti pari dignità e diritti dei loro compagni di banco.

Io sto da questa parte e sarebbe bene che tutti, i piccoli e i grandi sindaci, gli assessori o i consiglieri comunali, le liste civiche, quelle democratiche, quelle progressiste, di centrosinistra o semplicemente di ispirazione civile o addirittura quelle di centrodestra che non condividono questa deriva di ostentata disumanità, così come i militanti, gli uomini di cultura, i blogger, i pastori, i cantanti, i contadini, i lavoratori, gli imprenditori,i cittadini, insomma tutti quelli che stanno da questa parte, liberassero i loro pensieri e li proponessero con fierezza, a dimostrare che esiste anche un’altra Italia.

domenico finiguerra
sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Milano, Italia

Chi è Domenico Finiguerra? www.domenicofiniguerra.it
Terra, bene comune da preservare, piccolo libro in cui vengono affrontati con semplicità e chiarezza i temi del consumo di territorio e le diverse scelte operate dal Comune di Cassinetta di Lugagnano per la definizione di un Piano Regolatore/Territoriale a "crescita zero".

mercoledì 7 aprile 2010

La provocazione di Massimo Fini

Preso come un punto di vista, senza soffermarsi se è giusto o sbagliato, perché un punto di vista, in quanto tale, non è una verità o una certezza, offre comunque validi spunti di riflessione. Mi piacerebbe leggere un articolo scritto da chi vede le cose in un modo totalmente opposto. Fossi stato direttore del giornale che l'ha pubblicato, avrei lasciato l'altra metà della pagina a chi la pensa in maniera completamente diversa.

27 marzo 2010
Le donne sono una razza nemica.

Bisognerebbe capirlo subito. Invece ci si mette una vita, quando non serve più. Mascherate da “sesso debole” sono quello forte.

Attrezzate per partorire sono molto più robuste dell’uomo e vivono sette anni di più, anche se vanno in pensione prima. Hanno la lingua biforcuta. L’uomo è diretto, la donna trasversale. L’uomo è lineare, la donna serpentina. Per l’uomo la linea più breve per congiungere due punti è la retta, per la donna l’arabesco. Lei è insondabile, sfuggente, imprevedibile.

Al suo confronto il maschio è un bambino elementare che, a parità di condizioni, lei si fa su come vuole. E se, nonostante tutto, si trova in difficoltà, allora ci sono le lacrime, eterno e impareggiabile strumento di seduzione, d’inganno e di ricatto femminile. Al primo singhiozzo bisognerebbe estrarre la pistola, invece ci si arrende senza condizioni.

Sul sesso hanno fondato il loro potere mettendoci dalla parte della domanda, anche se la cosa, a ben vedere, interessa e piace molto più a lei che a lui. Il suo godimento – quando le cose funzionano – è totale, il nostro solo settoriale, al limite mentale (“Hanno sempre da guadagnarci con quella loro bocca pelosa” scrive Sartre). La donna è baccante, orgiastica, dionisiaca, caotica, per lei nessuna regola, nessun principio può valere più di un istinto vitale.

E quindi totalmente inaffidabile. Per questo, per secoli o millenni, l’uomo ha cercato di irreggimentarla, di circoscriverla, di limitarla, perché nessuna società regolata può basarsi sul caso femminile. Ma adesso che si sono finalmente “liberate” sono diventate davvero insopportabili.

Sono micragnose, burocratiche, causidiche su ogni loro preteso diritto. Han perso, per qualche carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia, e spesso anche dei figli quando si degnano ancora di farli. Stan lì a “chiagne” ogni momento sulla loro condizione di inferiorità e sono piene zeppe di privilegi, a cominciare dal diritto di famiglia dove, nel 95% dei casi di separazione, si tengono figli e casa, mentre il marito è l’unico soggetto che può essere sbattuto da un giorno all’altro sulla strada. E pretendono da costui, ridotto a un bilocale al Pilastro, alla Garbatella, a Sesto San Giovanni, lo stesso tenore di vita di prima.

Non fan che provocare, sculando in bikini, in tanga, in mini (“si vede tutto e di più” cantano gli 883), ma se in ufficio le fai un’innocente carezza sui capelli è già molestia sessuale, se dopo che ti ha dato il suo cellulare la chiami due volte è già stalking, se in strada, vedendola passare con aria imperiale, le fai un fischio, cosa di cui dovrebbero essere solo contente e che rimpiangeranno quando non accadrà più siamo già ai limiti dello stupro. Basta. Meglio soddisfarsi da soli dietro una siepe.

Non saranno la maggioranza ma non si può negare che ce ne sono di donne così. Quanto a Massimo Fini auguriamogli una siepe ben nascosta, una migliore relazione con una razza (?!?) che non è nemica ma complementare, maggior fortuna con l'altro sesso....

Comunque per una documentazione completa sull'argomento:
http://www.youtube.com/watch?v=Fd0uYqRE5vU

giovedì 1 aprile 2010

Montepulciano su Itinerari e luoghi di aprile


E' in edicola il numero 200 di Itinerari e luoghi.
Non nascondo la soddisfazione di aver "vestito" la duecentesima copertina con la Piazza Grande di Montepulciano, uno dei lavori più interessanti che mi è capitato di fare lo scorso mese di maggio. Tanti consigli utili e un viaggio nel cuore di una piccola, straordinaria città dove non solo il vino è nobile. Nobili infatti sono le mani di artigiani che costituiscono la vera anima viva e vitale della città. Alessandro Pacini, orafo, anzi archeologo dei gioielli, mi ha aperto le porte di questo luogo e così ho potuto scoprire altri maghi, più artisti che artigiani: Raul Massai, Ambrogio Zamparo, Cesare Mazzetti, Simona Delli Iaconi, Gianfranco Rocchi, Antonio Batignani, Bruno Chechi. Grazie Alessandro, grazie di cuore per avermi offerto le chiavi dell'"altra" città, quella meno visibile e più silenziosa, ma molto preziosa.
L'articolo è una ricca fonte di informazioni e consigli per chi volesse scoprire Montepulciano e le sue straordinarie cantine. Due scoperte importanti ve le dico subito: se non avete fretta, stravedete per l'olio extravergine, vi piace mangiar bene, anzi meglio andate da Laura e Manuel: sono loro gli artefici di A Gambe di Gatto (tel. 0578.757431), piccola osteria impregnata di profumi e passione per la buona cucina. E poi giù a Sant'Albino dove nasce la birra più nobile che conosco. Sto parlando dell'Olmaia (www.birrificioolmaia.com) di Moreno e Cisco, roba da fare invidia ai mastri birrai belgi. Vedere per credere, assaggiare per conoscere. Poi raccontatemi quanti gradi di nobiltà merita questa birra...

giovedì 18 marzo 2010

web-bufale e disinformazione

In tanti nei giorni scorsi abbiamo ricevuto un testo "di Elsa Morante" che... potrebbe sembrare scritto ai giorni nostri e riferito, anziché a Mussolini... a qualcun altro (lo trovate in fondo a questa nota).

In alcuni casi veniva precisato, infatti, che "Lo scritto, del 1° maggio 1945, intitolato Il Capo del Governo è in Pagine autobiografiche postume, pubblicate in “Paragone Letteratura”, n. 456, febbraio 1988".

così, facendo un po' di riocerca sul web, Alessandra Callegari, giornalista, ha trovato la nota di georgiamada, che viene riportata da questo sito:

http://georgiamada.splinder.com/post/22249588

In questi giorni circola in rete un pezzo a firma Elsa Morante che in realtà è una grossolana manipolazione con tagli arbitrari e non segnalati, collage di pezzi dislocati a proprio piacimento e, cosa ancor più grave, cambiamento di interi brani. Nella bufala-pastiche ci sono cascati quasi tutti, primo fra tutti Atti impuri, poi Il primo amore (Teo Lorini) e Giulio Mozzi, un sacco di altri blog e liste e, cosa ancor più grave, Luigi De Magistris che come parlamentare europeo dovrebbe avere a cuore la grande letteratura italiana e come minimo dovrebbe controllare prima di usare testi, trovati in rete, di firme prestigiose. Sono rimasta veramente basita e per questo ho copiato il testo originale per intero (georgia)

Roma 1° maggio 1945
Mussolini e la sua amante Clara Petacci sono stati fucilati insieme, dai partigiani del Nord Italia.
Non si hanno sulla loro morte e sulle circostanze antecedenti dei particolari di cui si possa essere sicuri. Così pure non si conoscono con precisione le colpe, violenze e delitti di cui Mussolini può essere ritenuto responsabile diretto o indiretto nell’alta Italia come capo della sua Repubblica di Sociale.
Per queste ragioni è difficile dare un giudizio imparziale su quest’ultimo evento con cui la vita del Duce ha fine.
Alcuni punti però sono sicuri e cioè: durante la sua carriera, Mussolini si macchiò più volte di delitti che, al cospetto di un popolo onesto e libero, gli avrebbe meritato, se non la morte, la vergogna, la condanna e la privazione di ogni autorità di governo (ma un popolo onesto e libero non avrebbe mai posto al governo un Mussolini). Fra tali delitti ricordiamo, per esempio: la soppressione della libertà, della giustizia e dei diritti costituzionali del popolo (1925), la uccisione di Matteotti (1924), l’aggressione all’Abissinia, riconosciuta dallo stesso Mussolini come consocia alla Società delle Nazioni, società cui l’Italia era legata da patti (1935),la privazione dei diritti civili degli Ebrei, cittadini italiani assolutamente pari a tutti gli altri fino a quel giorno (1938).
Tutti questi delitti di Mussolini furono o tollerati, o addirittura favoriti e applauditi. Ora, un popolo che tollera i delitti del suo capo, si fa complice di questi delitti. Se poi li favorisce e applaude, peggio che complice, si fa mandante di questi delitti.
Perché il popolo tollerò favorì e applaudì questi delitti? Una parte per viltà, una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse o per machiavellismo. Vi fu pure una minoranza che si oppose; ma fu così esigua che non mette conto di parlarne. Finché Mussolini era vittorioso in pieno, il popolo guardava i componenti questa minoranza come nemici del popolo e della nazione, o nel miglior dei casi come dei fessi (parola nazionale assai pregiata dagli italiani).
Si rendeva conto la maggioranza del popolo italiano che questi atti erano delitti? Quasi sempre, se ne rese conto, ma il popolo italiano è cosìffatto da dare i suoi voti piuttosto al forte che al giusto; e se lo si fa scegliere fra il tornaconto e il dovere, anche conoscendo quale sarebbe il suo dovere, esso sceglie il suo tornaconto.
Mussolini,uomo mediocre, grossolano, fuori dalla cultura, di eloquenza alquanto volgare, ma di facile effetto, era ed è un perfetto esemplare e specchio del popolo italiano contemporaneo. Presso un popolo onesto e libero, Mussolini sarebbe stato tutto al più il leader di un partito con un modesto seguito e l’autore non troppo brillante di articoli verbosi sul giornale del suo partito. Sarebbe rimasto un personaggio provinciale, un po’ ridicolo a causa delle sue maniere e atteggiamenti, e offensivo per il buon gusto della gente educata a causa del suo stile enfatico, impudico e goffo. Ma forse, non essendo stupido, in un paese libero e onesto, si sarebbe meglio educato e istruito e moderato e avrebbe fatto migliore figura, alla fine.
In Italia, fu il Duce. Perché è difficile trovare un migliore e più completo esempio di Italiano.
Debole in fondo, ma ammiratore della forza, e deciso ad apparire forte contro la sua natura. Venale, corruttibile. Adulatore. Cattolico senza credere in Dio. Corruttore. Presuntuoso: Vanitoso. Bonario. Sensualità facile, e regolare. Buon padre di famiglia, ma con amanti. Scettico e sentimentale. Violento a parole, rifugge dalla ferocia e dalla violenza, alla quale preferisce il compromesso, la corruzione e il ricatto. Facile a commuoversi in superficie, ma non in profondità, se fa della beneficenza è per questo motivo, oltre che per vanità e per misurare il proprio potere. Si proclama popolano, per adulare la maggioranza, ma è snob e rispetta il denaro. Disprezza sufficientemente gli uomini, ma la loro ammirazione lo sollecita. Come la cocotte che si vende al vecchio e ne parla male con l’amante più valido, così Mussolini predica contro i borghesi; accarezzando impudicamente le masse. Come la cocotte crede di essere amata dal bel giovane, ma è soltanto sfruttata da lui che la abbandonerà quando non potrà più servirsene, così Mussolini con le masse. Lo abbaglia il prestigio di certe parole: Storia, Chiesa, Famiglia, Popolo, Patria, ecc., ma ignora la sostanza delle cose; pur ignorandole le disprezza o non cura, in fondo, per egoismo e grossolanità. Superficiale. Dà più valore alla mimica dei sentimenti , anche se falsa, che ai sentimenti stessi. Mimo abile, e tale da far effetto su un pubblico volgare. Gli si confà la letteratura amena (tipo ungherese), e la musica patetica (tipo Puccini). Della poesia non gli importa nulla, ma si commuove a quella mediocre (Ada Negri) e bramerebbe forte che un poeta lo adulasse. Al tempo delle aristocrazie sarebbe stato forse un Mecenate, per vanità; ma in tempi di masse, preferisce essere un demagogo.
Non capisce nulla di arte, ma, alla guisa di certa gente del popolo, e incolta, ne subisce un poco il mito, e cerca di corrompere gli artisti. Si serve anche di coloro che disprezza. Disprezzando (e talvolta temendo) gli onesti , i sinceri, gli intelligenti poiché costoro non gli servono a nulla, li deride, li mette al bando. Si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, e quando essi lo portano alla rovina o lo tradiscono (com’è nella loro natura), si proclama tradito, e innocente, e nel dir ciò è in buona fede, almeno in parte; giacché, come ogni abile mimo, non ha un carattere ben definito, e s’immagina di essere il personaggio che vuole rappresentare.

Pagina di diario, pubblicata su Paragone Letteratura, n. 456, n.s., n.7, febbraio 1988, poi in Opere (Meridiani), Milano 1988, vol. I, pp. L-LII; e anche in Alfonso Berardinelli, Autoritratto italiano, Donzelli, 1998, pp. 29-31.

Postato da: georgiamada

Il testo che gira in rete, invece, è questo.

«Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.»

Che dire?
Esempio lampante della disinformazione. Quando si trova qualcosa che piace si fa propria. Oltre a Luigi De Magistris tanti uomini e donne che rivestono ruoli istituzionali ne hanno fatto uso. Il problema appunto è "usare" l'informazione, o presunta tale. Conoscere e sapere, verificare le fonti di quello che uno dice o scrive è ormai un hobby e il copia e incolla funziona bene proprio perché non chiede di pensare. E' lo stesso fenomeno, un po' più sottile, della famosa affermazione "la televisione ha detto" quindi "è". Ma siccome i "grandi" mezzi di comunicazione fanno informazione servendosi di opinionisti e pensatori più o meno improbabili accadono queste cose. Passi quando si parla di Mourinho o Del Piero, non passi quando viene manipolata la letteratura.
Il problema è che è profondamente scorretto ritoccare un testo virgolettato a proprio uso e consumo. Ripulendo il testo originario da tutti i riferimenti storici legati alla persona di Mussolini si estrapola la parte generica che ben potrebbe adattarsi al personaggio di Berlusconi. Il fatto che il testo sia stato tagliato e modificato è evidentemente funzionale a renderlo "sorprendentemente" applicabile anche a Berlusconi, cosa non possibile col testo originario che fa precisi riferimenti storici alla vita di Mussolini.

domenica 7 marzo 2010

ISLANDA

Venerdì 5 marzo a Marano sul Panaro (MO), in occasione della manifestazione Azione Natura, ho incontrato tante persone e ho raccontato dei miei viaggi in Islanda. Finiti i tempi delle proiezioni di diapositive ho raccontato l'Islanda in 22 minuti di immagini e musica grazie a un DVD su cui ho riversato le vecchie foto. E' stata una bella serata, una chiacchierata tra amici con qualche storia divertente. Incontrare facce nuove, facce di viaggiatori, fa sempre bene. Non ero mai stato a Marano sul Panaro ma mi sono sentito "a casa". Grazie Piercarlo, grazie Ada, grazie a tutti per l'accoglienza e la bella serata.

lunedì 22 febbraio 2010

BIT, L'IMPORTANTE E' APPARIRE

Benvenuti in BIT
Viaggi, vacanze, uomini e donne, strette di mano, baci e abbracci, depliants, video, interviste, volantini, cataloghi, luci, danzatori e intagliatori irrimediabilmente persi nella grande confusione. Gessati e abbronzati al padiglione 6, gambe, culi e tette per far conoscere l'essenza di paesi e mete di sogno, dalla Valle d'Aosta all'Antartide. Gente di spettacolo, soubrette, volti famosi e meno noti, tutti a promuovere le meraviglie dei territori e il prodotto tipico: banalità, banalità e poi ancora banalità. Marketing, brend, shorts breaks e altre amenità.
Gastronomia tipica e fame nel mondo
Banchetti e degustazioni dove si scatena la bagarre: assessori, assistenti di assessori, scrivani e consiglieri dei dirigenti, consiglieri comunali, autisti, giornalisti, giornalai, addetti stampa, addetti alle pulizie, direttori, presidenti, free lance, portaborse e portanulla, sfaticati e affaticati, manager e donne in carriera, corrieri, dietologi, giornalisti-camerieri e giornalisti-professori, tutti affannosamente accalcati in attesa di una bruschetta o un tocco di parmigiano al buffet dell'Emilia Romagna o alla degustazione pugliese. Mani protese, volti sofferenti, sudore, sgomitate e insulti per magnà gratis, non importa cosa. Il quadro è lo stesso dei reportage in occasione delle grandi carestie. Alla BIT, tutti hanno fame, tutti vogliono mangiare. La crisi è la crisi e siccome "l'acqua è poca e 'a papera nun galleggia" si deve mangiare gratis! Questa è la BIT dove il viaggio si vende come una lavatrice. La fiera dell'apparenza.
Isole nella bufera e "naufraghi"
In questa bufera mediatica ci sono isole di tranquillità: Ediciclo e Itinerari sono quelle che conosco. Sono isole dove si appare poco. Sulla mia sedia a sdraio mi sono sistemato sulla spiaggia di Itinerari; oltre al gran spettacolo a tempo pieno dello stand Friuli Venezia Giulia ho visto e sentito i miei amici "naufraghi": Mesturini col trolley faceva il testimonial del turista emigrante, Simoncelli ha riproposto per il settimo anno consecutivo il completo di velluto delle grandi occasioni (matrimoni, battesimi, funerali e fiere); Campanile fresco e frizzante come il suo pile rosso; Alborno sottopeso per la febbre che lo affligge da un mese "non da quando avevo un mese, tiene a sottolineare" e sempre cordiale col sorriso bonario sempre più simile ai monaci del Gran San Bernardo; poi un Picciotto che ormai "appare" con la barba in bianco e nero da quasi saggio; Fumagalli, aspirante CT alla nazionale di basket; Comolli e Foschi in apparente costante partenza per le isole greche; infine Sua Altezza Marco Majrani, quattro quarti di nobiltà del fotogiornalismo di viaggi, che sostava statutario con sguardo "lontano" presso lo stand: Alberto Bevilacqua, noto giornalista televisivo, gli è passato sotto le gambe e neanche se n'è accorto. Antonio Negroni, pubblicitario di Cassinetta che ormai è il guru del new age marketing: silenzioso, educato e discreto e come tutti sanno, ordinatissimo. Il redivivo Francesco Rossetti reduce da una rovinosa caduta in bicicletta, claudicante con stampella, pronto a ritornare in sella. Tra gli amici di Itinerari si segnala la gradita presenza di Nick Costantini in giacca e camicia floreale, il tecnologico Sciosia, napoletano d'origine e livornese (boia de) d'adozione, Stefano Raso mago del webmarketing e acuto osservatore ("belle quelle due che girano in smoking senza pantaloni, peccato che non si capisce cosa promuovano") e Andrea Rossi, ciclista delle Terre di Siena che a suon di pedalate e bella presenza è diventato, zitto zitto, il più grande promotore delle strade senesi! A proposito di Siena, una delle notizie più belle della BIT l'ha annunciata Vittorio Anastasia, piccolo grande uomo, nonché piccolo grande editore (Ediciclo): la prossima edizione di Ciclomundi, il festival dei cicloviaggiatori, si terrà a Siena dal 24 al 26 settembre.
Il Bestseller di Simoncelli e Caracciolo
Tra mille pubblicazioni con spiagge, nevi, culi, pesci tropicali, tette e lberghi di lusso ha fatto scalpore il best seller "SMS" senza foto con i messaggi del più grande fantareporter degli ultimi 150 anni. Come tutti i libri di successo (tiratura 3 copie, distribuite 2, vendute 0) ha fatto discutere scatenando risate, polemiche, riflessioni, offese e arrabbiature. Curatore e autore del testo si vedono costretti a ritirarlo dal mercato ma sono contenti di aver condiviso momenti di autentica ironia con il Lapo Elkann di via Tadino. Sembra che Sandro Meyer piacevolmente sorpreso dalla fantasia e dalla concretezza espressiva di Simoncelli abbia pronto un contratto milionario per il fantareporter di Forlì. Grande attesa dunque per il primo reportage su Sanremo con interviste ad Antonella Clerici, Pupo e il Principe Emanuele Filiberto del Trio Monnezza. Grandi assenti alla manifestazione milanese il Gandhi del Piave e Mimmo Cecere, uno dei maggiori ispiratori del best seller SMS.
Consuntivo e brindisi
Come sempre sussurri e grida hanno accompagnato il grande evento milanese. Il tempo passa: 22 anni fa la mia prima BIT; un tempo si dormiva con Campanile e Simoncelli in redazione: materassi, brandine e sacchi a pelo. Questa volta, come i giornalisti importanti, abbiamo dormito in albergo, ma lo spirito è sempre quello di un tempo. In quasi un decennio, Itinerari e luoghi, è stata una scuola di giornalismo "sul campo" un po' diversa dal giornalismo urlato e luccicante che incendia la BIT.
Un brindisi, alla salute di tutti noi. Bollicine, semplicità e ironia, anche e soprattutto per chi non ce l'ha. Un brindisi, in alto, nel nome di Sant'Efisio, protettore dei parolai.

venerdì 12 febbraio 2010

"Biciclette" al Gatto Nero

Here we are!
Pronti via!
Domani 13 febbraio si inaugura la mia mostra fotografica "Biciclette" al Gatto Nero di San Vincenzo, il bar di Luca e Alessio. E' molto più che un bar. Si mangia, si beve e qualche volta si balla! Cappuccino leggendario. Domani oltre alle foto ci sarà una degustazione di vini con stuzzichini. E, ancora domani, con circa 10 anni di ritardo, arriva on line il mio web site. Ci vediamo alle sette.