lunedì 7 marzo 2011

Città ciclabili d'inverno

Ecco cosa avviene a Copenaghen in pieno inverno... Mi vengono in mente i genitori nostrani che si accalcano con automobili, ombrelli e ansie da raffreddore agli ingressi/uscite delle scuole.

mercoledì 2 marzo 2011

Elogio della bicicletta

Profondi e rapidi cambiamenti hanno segnato il nostro modus vivendi negli ultimi anni. Siamo cittadini di un mondo tecnologico in cui il progresso e le trasformazioni immaginate dopo il secondo conflitto mondiale hanno un volto diverso. L’emozione di vedere l’uomo slla Luna faceva pensare a un futuro planetario: l’uomo su Marte, poi chissàdove... In realtà a circa mezzo secolo di distanza non solo si avanzano dubbi sul fatto che l’uomo abbia lasciato impronte reali sul suol lunare, ma nessuno è mai tornato a curiosare cosa ci fosse sulla Luna.


Qualcuno, forse considerato un po’ visionario, aveva la giusta percezione delle cose. Ad esempio George Orwell in “1984” immaginava un Grande Fratello e un radicale cambiamento di una parte di mondo per quanto riguarda un possibile controllo di menti ed esseri sociali. Il grande cambiamento è in pieno svolgimento e, senza approfondire più di tanto, tutti siamo più o meno consapevoli che il concetto di virtuale sta cambiando il modo di relazionarsi tra uomini e donne, giovani e vecchi. Grazie alla tecnologia gli stessi concetti di uomini e donne, giovani e vecchi sono in trasformazione. Oggi è possibile cambiare sesso e si pssonono feteggiare i 70 anni senza rughe ostentando una giovinezza comunque smarrita. In buona sostanza siamo in grado di intervenire concretamente, grazie alla tecnologia, sui meccanismi di madre natura. Le battaglie ideologiche sono molto meno efficaci di una profonda riflessione individuale. Non ha senso disquisire se tutto questo è giusto o sbagliato, discutere contrapponendosi e senza ascoltarsi come avviene nei piacevolissimi talk show televisivi. Forse sarebbe meglio non perdere il contatto con i nostri sentimenti.


Qualcuno dirà: e cosa c’entra tutto questo con la bicicletta? C’entra perchè la bici è un strumento che vive e si trasforma con l’uomo ed è capace di raccontare i sentimenti. Esiste la bicicletta tecnologica in fibra di carbonio e il ciclsta tecnologico che riesce a vivere col 4% di grasso corpreo e volendo, con la chimica, può anche truccare il motore. La tecnologia in questo caso ha privato uomini e bici di sentimenti. Le gare di oggi sono molto meno interessanti di quelle di 20 o 40 anni fa. Il coinvolgimento e la fusione emotiva tra appassionati e corridori non esiste più. Mi fa tristezza pensare a ragazzini che invece di scorrazzare in bicicletta intorno casa trasformando magari squallide periferie nel campo di gioco più bello del mondo trascorrono ore, passivamente, con la mente anestetizzata e il corpo privato di ogni stimolo, davanti a giochi eletronici trasformando la casa e la relazione umana in un “non luogo”.


Come cantava Giorgio Gaber nel suo “Se ci fosse un uomo”, siamo alla ricerca di un umanesimo nuovo e in questa ricerca anche la bici ha un ruolo. Basti pensare all’attenzione che antropologi, filosofi e urbanisti prestano alla bici, mezzo straordinario che ti permette di volare sulla terra trovando il giusto equilibrio tra la propria forza e la forza di gravità: il corpo vola basso e le ruote non perdono contatto con la terra. Vincere la forza di gravità è un sogno che accompagna l’uomo perché, come scrive Marc Augé nel suo piccolo capoavoro Il bello della bicicletta, “rende visibile e risveglia il desiderio di sfuggire alle pesantezze del quotidiano. Non c’è dubbio che, con l’uso della bicicletta, gli esseri umani riescano a soddisfare un po’ di questo desiderio di fluidità, di leggerezza, direi quasi di liquidità. E' un desiderio espresso anche nelle parole impiegate per parlare delle nuove tecnologie (es. navigare su internet). “I fiumi sono strade che camminano scriveva Pascal... Senza nessun altro aiuto oltre alla forza frammentata del corpo, la bicicletta permette di realizzare l’idea della mobilità facile. Il sogno del ciclista è quello di identificarsi, sulla terra, con il pesce nell’acqua o con l’uccello nel cielo, anche se deve comunque confrontarsi con i limiti dello spazio. Il merito del ciclismo, contrariamente a quest’illusione fin troppo seducente, è infatti proprio quello di imporci una percezione più acuta dello spazio e del tempo.... Il miracolo della bicicletta è che funziona in maniera dolce, garbato richiamo all’ordine biologico delle cose, così come impone a tutti quelli che la praticano un minimo di controllo.

Le tentazioni alla passività, che molti individui subiscono nella relazione con i vari mezzi di comunicazione, svaniscono non appena si mettono in sella; diventano responsabili di loro stessi e ne sono subito consapevoli.”.

In buona sostanza la bicicletta è uno strumento in grado di restituirci il senso del reale. Dalla bicicletta, continua Aùgé, “Il mondo esterno si impone concretamente nelle sue dimensioni fisiche. Ci resiste e ci obbliga ad uno sforzo di volontà ma, allo stesso tempo, si offre a noi come spazio di libertà intima e di iniziativa personale, come spazio poetico, nel pieno e primo senso del termine. I bambini, più degli adulti, sono naturalmente filosofi e si fanno continuamente domande. Non sono ancora abituati, e lo spettacolo delle cose inerti li sorprende tanto quanto quello delle diverse forme di vita. Allo stesso tempo si comportano come i poeti; giocano, inventano delle storie, e, a differenza degli adolescenti, che rischiano sempre di scontrarsi con i sogni diurni e di sfiorare la nevrosi, come ci ricorda Freud nel suo intervento Il poeta e la fantasia, i bambini sanno distinguere tra le cose, e tra il mondo ludico e la realtà. L’uso della bicicletta per un verso ci ridà lo spirito del fanciullo e per un altro, insieme al senso del reale, ci restituisce la capacità di giocare. Si lega così ad una forma di richiamo (nel senso del “richiamo” per vaccini) ma anche di formazione continua nello scoprire la libertà, di una grande lucidità e forse anche di qualcosa che potrebbe rassomigliare alla felicità.


Il solo fatto che l’uso della bicicletta offra una dimensione concreta al sogno di un mondo utopico in cui la gioia di vivere sia finalmente prioritaria ci dà una ragione per sperare: sogno e ritorno al reale coincidono. Pedalare può ispirare un senso di piccolo, nuovo umanesimo.

Il mio amico Andy quando deve parlare di cose importanti sostiene che il luogo ideale è la bicicletta. Dice che non esiste ufficio migliore se si deve parlare di lavoro, lettino o divano più comodo se si deve parlare con lo psicanalista, luogo romantico se si deve dire “ti amo” alla propria dolce metà. Che differenza tra una chat e una chiacchierata pedalando...